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Veronica Liuzzi e Francesco Paolo Cosola, autoritratti
Veronica Liuzzi da Taranto
Francesco Paolo Cosola da Bitonto (BA)

La tua nuova ritualità quotidiana…
Veronica Liuzzi: Ho cercato di tirare fuori il “buono” da questo periodo, sfruttare il tempo, colmandolo di studio, ricerca, riflessione.
Lavoro tutti i giorni a contatto con la tecnologia e per questo non è troppo inconsueto il passare molto tempo al chiuso e davanti ad un computer. Ho iniziato ad interfacciare l’arte con la tecnologia quando ero ancora una studentessa e questo mi ha portato, nel tempo, a dedicare un notevole numero di ore al lavoro “in studio”, nella mia casa.
La tecnologia e il digitale per me hanno sempre rappresentato una potenzialità, piuttosto che un passivo e soffocante mezzo di alienazione. Hanno permesso di inebriare il mio sguardo, fondere profonde riflessioni ad un elevato senso estetico, giocare con il potere generatore dei numeri, plasmare la luce con le mie stesse mani.
È così, attraverso la luce e il digitale, che diviene possibile anche espandere lo spazio fisico di una stanza: le mie pareti sono spesso divenute scenari di performance e scenografie multimediali e, nel periodo di quarantena, la casa diviene il luogo dell’arte immersiva e della sperimentazione.

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Francesco Paolo Cosola: La diffusione dell’epidemia e la relativa restrizione di spostamento, seppur modificando i programmi in lista, le modalità, non hanno così sconvolto il mio metodo di lavoro. Da sempre conduco la mia ricerca studiando e, parallelamente, lavoro con i mezzi che contraddistinguono le mie opere. Ho semplicemente “guardato l’altra faccia della Luna”, come io e Veronica Liuzzi abbiamo avuto modo di testimoniare nella video-installazione “1959” prodotta nel 2018: ho preso in prestito questa grande “libertà” concessa (anche se può sembrare un controsenso considerando il lockdown che stiamo affrontando da diverse settimane), facendone motivo di confronto su ciò che ci ruota attorno. Ogni parola, gesto, ha un’eco diversa e non solo perché le strade sono deserte.
Il tempo così dilatato della quarantena, ha permesso di sfruttare questa occasione rendendola più produttiva, analitica, ha concesso di potenziare quei progetti purtroppo bloccati dall’inevitabile crisi. Le notizie in continuo aggiornamento, gli approfondimenti scientifici sulle cause e le conseguenze che tutto questo genera, hanno permesso di valutare e di produrre inediti lavori di arte partecipata che, come l’installazione immersiva TREND, si pongono come spunti di riflessione rispetto ciò a cui prima non si dava il giusto valore.

 

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Artisti in quarantena #capitolo2 ⬇️ TREND | “Non riesco a sentire l’odore” _Di Veronica Liuzzi e Francesco Paolo Cosola_ TREND è un’opera immersiva basata sull’analisi dei dati relativi alle ricerche Google e riprende l’ipotesi secondo cui la frequenza con la quale, in un territorio circoscritto, si ricercano determinati sintomi sul web potrebbe essere il campanello di allarme di un nuovo focolaio di COVID-19. L’analisi parte dalla ricerca “I can’t smell” o “no puedo oler” ossia “non riesco a sentire gli odori” (l’anosmia, o perdita dell’olfatto, è sintomo correlato alla malattia), i cui trend hanno avuto un’impennata nell’ultimo periodo.

Un post condiviso da Veronica Liuzzi (@veronicaliuzzi) in data:

Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
Francesco Paolo Cosola: Nella mia ricerca personale, ho sempre lavorato utilizzando oggetti di cui sono già in possesso. Certamente, considerate le limitazioni prodotte dalle direttive dei DPCM, è stato necessario tradurre diversamente alcuni approcci sotto forma di bozze, continuando a sfruttare maggiormente le potenzialità del digitale.
Ognuno di noi oggi cerca il proprio spazio, più di prima. È uno spazio dove le mura sono solo probabilmente un confine formale; è una vita che si sviluppa, si riappropria dei sensi e mette a dura prova la risonanza del percepire. Citando Alejandro Jodorowsky, infatti: “la realtà di ogni giorno non è rigida o, per meglio dire lo è soltanto nella nostra mente, nel concetto che abbiamo di essa. Se ci sentiamo legati, stanchi di muoverci sempre all’interno dello stesso ambiente, abbiamo il potere di cambiare! Chi ha detto che è impossibile?”.
Il potere della creatività, della capacità dunque di trovare una soluzione alternativa a ciò che oggi è sbarrato, insegna a muoverci in una realtà duttile, in seno alla quale si può produrre qualsiasi mutamento, qualsiasi trasformazione. È da qui, dalle stanze fisiche e mentali, che bisogna ripartire.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
Veronica Liuzzi: Il mio lavoro prevede nella maggior parte dei casi il coinvolgimento di un pubblico. L’arte digitale immersiva, l’installazione ambientale, la performance multimediale live includono sempre un’interazione con lo spettatore, si potrebbe quasi dire che vivano grazie alla presenza altrui. Talvolta, anche nella stessa opera (come nel caso della performance PARADE) più persone calcano insieme la scena.
Adesso è necessario ripensare – almeno per il breve periodo – questo rapporto, immaginare e sperimentare nuove e funzionali forme di relazione con il pubblico. E ancora, creare “a distanza”, così come è successo con Francesco Paolo Cosola e i lavori nati in quarantena. Al momento abbiamo molti progetti in sospeso, personali e in collaborazione, come il progetto Limpa, nascente StartUp per l’arte multimediale e performativa, momentaneamente sopita e in attesa di ripresa.
Forse qualcosa dovrà essere rimodulato, trasformato.
Ma l’arte è figlia della storia ed un evento di questa portata ha delle inevitabili conseguenze. Alcune negative. Altre aprono possibilità di cambiamento, interrogativi, riflessioni.
Un nuovo “istinto di sopravvivenza” da applicarsi alla produzione artistica che, come sappiamo, verte in condizioni non troppo favorevoli già da tempo. La figura dell’artista vive un momento di notevole criticità, viaggiando su una linea sottile che divide collasso e trasformazione.

Veronica Liuzzi è un’artista multimediale originaria della provincia di Taranto.
Il suo lavoro spazia tra media differenti. Lavora alla produzione di progetti multimediali che pongono grande attenzione alle problematiche del corpo nel contesto sociale-ambientale e vedono l’interazione di performance e tecnologia, attraverso la produzione di videoproiezioni, pseudo-ologrammi integrati all’opera e allo spettacolo dal vivo, algoritmi impiegati nella produzione sonora o scenografica e sistemi informatici utilizzati per la costruzione di scenari interattivi.
Lavora, inoltre, alla produzione di videoinstallazioni ambientali immersive. Tra gli ultimi progetti LIEVE performance nata per Matera2019 ed esposta al Museo Macro di Roma e DIARIO DI 103 QUARANTENE, embrione di opera immersiva presto “archivio” del periodo.
www.veronicaliuzzi.it

Francesco Paolo Cosola, artista extramediale di Bitonto (BA). La sua ricerca artistica penetra il tessuto sociale di provenienza, indaga le forme espressive, le impasta in un concetto artistico dalle forme diverse. Utilizza la materia della luce, ma anche quella pastosa dei materiali caratteristici della propria terra, in una ritualità mista tra chimica e devozione. Attraverso le sue installazioni è come se prendesse forma una nuova “religione”, un richiamo alle antiche tradizioni, dove “religo” significa mettere vicine le cose lontane. Intento dell’artista è, quindi, colmare una distanza tra ciò che è terreno è ciò che non lo è.” [D. Uria]. Tra i suoi ultimi lavori T, short documentario e TREND, installazione immersiva prodotta con Veronica Liuzzi, entrambi un monito sull’importanza delle memorie.