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Nov27

ARSCODE – il gioco dell’arte. Tutti vogliono essere collezionisti

Vanillaedizioni | ARSCODE – il gioco dell’arte

Intervista a DIEGO SANTAMARIA di Francesca Di Giorgio*

*Tratta da espoarte.net

I giochi di carte sono letteralmente dentro alcune delle opere d’arte più celebri al mondo. Sul tema possiamo citare Picasso, Cézanne e Caravaggio, alcuni di loro anche appassionati giocatori nella realtà.
Con ARSCODE – il gioco dell’arte, avviene il ribaltamento e sono le opere di una selezione di artisti contemporanei ad entrare dentro ad un gioco di carte. Un processo apparentemente semplice ed immediato che ha già suscitato molto interesse da parte di testate e blog nazionali che hanno colto lo spirito con cui, in un momento difficile come questo, è nato il progetto ideato da Diego Santamaria di Vanillaedizioni.
Ora che sono stati definiti tutti i dettagli dell’operazione e ARSCODE sta per arrivare nelle mani di tutti, abbiamo fatto due chiacchiere con l’autore su come nasce un progetto così e come potremo avere il nuovo gioco dell’arte a casa nostra, in tempo per il prossimo Natale…

Diego Santamaria

Con ARSCODE trasformi i giocatori in collezionisti d’arte ma anche tu hai subito una “mutazione”: da editore ad autore. In pratica, da dove sei partito per iniziare a costruire il gioco e quali sono state le fasi di realizzazione per arrivare al prodotto finale?
Fin da ragazzino ricordo di aver disegnato “board” di giochi da tavolo, più per una voglia di creare e inventare che per una vera e propria capacità. Sono sempre stato in grado di creare “cose” e tutto quello che è il mio percorso professionale ne è la dimostrazione.
Ma tu mi chiedi di ARSCODE: l’idea del gioco è nata esattamente nel 2017. Ho iniziato a pensarci, a elucubrare, a crearlo mentalmente. Lo sprint mi è stato dato dal primo episodio della serie TV “Riviera”, grazie a un favoloso incipit sul mondo dell’arte e del collezionismo (che ho inserito nella prima pagina del catalogo/regolamento a fermare quella folgorazione). La botta al cerchio è stata assestata di lì a poco, grazie a uno stand in fiera. Dato il poco pubblico di passaggio, per non farmi sopraffare dalla noia, ho tirato fuori dalla borsa il tablet e la tastiera ed ho iniziato a scrivere buona parte di quello che oggi troverete nel gioco.
Il tutto, poi, è rimasto chiuso in una cartella, assieme ad un paio di quadernoni di appunti, a schizzi, a idee, fino allo scorso lockdown di marzo, quando mi è ritornato in mano quasi per caso e – visto il momento particolare che stavamo vivendo – si è trasformato da semplice idea a progetto con un percorso di sviluppo e di esecuzione. Ci sarebbero tante storie e tanti aneddoti da raccontare, ma per ora non vi annoio oltre… Taglio direttamente all’oggi: tra pochissimi giorni il gioco sarà nelle nostre mani. Che emozione!

ARSCODE – il gioco dell’arte, retro delle carte da gioco

Da editore ad autore dicevamo, anche se si può parlare di ARSCODE come di una vera e propria autoproduzione dove hai vestito diversi panni in uno. Autoprodurre un gioco significa prendersi in carico tutto il lavoro progettuale: grafica, redazione del regolamento, elaborazione dei materiali, inscatolamento, pubblicità e distribuzione… Puoi raccontare qui l’esperienza del crowdfunding…
Davvero un’avventura pregnante. Una sfida intensa, particolare. Ma piena di emozioni. Tutte positive. Dal presentare il progetto agli artisti che volevo coinvolgere, alla definizione grafica del gioco e delle carte, alla stesura del regolamento. Mi sono divertito. Sono tornato a fare il grafico per progettare tutte le carte (ma poi per fortuna ho Elena Borneto – Art Director di Vanillaedizioni – che ha messo mano a tutto e reso il gioco, come dire… figo! Persino la sfida della campagna di crowdfunding è stata piacevole. È ancora attiva e i lettori possono contribuire, così a Natale potranno giocare in famiglia ad ARSCODE:
https://www.vanillaedizioni.com/crowdfunding/progetto/arscode-il-gioco-dellarte/

In ARSCODE i grandi protagonisti sono gli artisti che hai coinvolto. Quanto è importante che siano le opere dei nostri contemporanei e non gli artisti già storicizzati a finire sulle tue carte da gioco?
Grazie per la domanda. ARSCODE nasce come progetto culturale. Mi sono posto l’obiettivo di farmi portavoce del mondo dell’arte contemporanea verso il vasto pubblico che, nell’ultimo decennio, ha progressivamente smesso di frequentare mostre in spazi pubblici e privati. Tramite il gioco dell’arte ho il desiderio di far conoscere quasi un centinaio di opere contemporanee, di incuriosire i giocatori, di far loro scoprire buona parte del funzionamento del cosiddetto sistema dell’arte. Non a caso, appena si apre la scatola del gioco, si trova un libro di 100 pagine che presenta il regolamento, ma soprattutto i 42 artisti coinvolti (presentati con bio e “statement”) e la riproduzione integrale delle 84 opere d’arte con il loro relativo concept, una sorta di presentazione da parte dell’artista dei due lavori proposti. Non nascondo che il grande desiderio è di incuriosire i giocatori e portarli a frequentare gli artisti, le mostre e le gallerie del contemporaneo.

ARSCODE – il gioco dell’arte, Carte Opera

Giocare è anche un’esperienza sociale di coesione e inclusività. Il fatto che il tuo gioco si sia concretizzato durante la pandemia la dice lunga anche sulle occasioni mancate nel sistema dell’arte…
Abbiamo avuto una grande occasione. Quella di ripensare all’arte con l’ottica della cultura. L’arte è cultura. Purtroppo da oltre vent’anni, soprattutto nell’ultimo decennio, abbiamo sentito parlare solo di mercato dell’arte, e di relativo business. Abbiamo letto testi di critici “criptici”, incapaci di trasmettere il valore culturale o di rendere più vicino al pubblico l’alto pensiero degli artisti. Anche il livello medio della proposta artistica è andato a ramengo, spesso con opere di bassa qualità lirica e scarsa capacità di trasmettere emozioni, per nascondersi dietro ad un concettuale da due soldi (anche se a dirla tutta i soldi chiesti per gli acquisti sono arrivati a cifre da capogiro!). E, infatti, il grande pubblico è fuggito.
Solo con la cultura possiamo riportare un grande pubblico a frequentare e fruire di arte e a diventare piano piano appassionato e poi, di conseguenza e secondo le proprie possibilità, collezionista.
Per ora, purtroppo, ritengo che la situazione in cui ci troviamo sia stata un’occasione persa. Senza fiere, senza possibilità di inaugurazioni mondane all’insegna della ressa e dello spumantino, abbiamo avuto l’occasione di rilanciare la cultura dell’arte. Sono sei mesi che porto avanti il mio pensiero: opening lunghi due o tre giorni, dalla mattina alla sera, per permettere ingressi contingentati con prenotazione della “time slot”, visita guidata della mostra accompagnati dall’artista, dal critico e dal padrone di casa.
Solo così ripartiremo. Solo dalla cultura.

ARSCODE – il gioco dell’arte, Carte Azione

E tu? Sei decisamente un giocatore: dal campo da tennis ad un mazzo di carte sul tavolo. Qual è il tuo gioco preferito di sempre?
Bella domanda, non facile da rispondere. Il mio gioco preferito di sempre non può che essere la pallavolo. Ho passato 20 anni nei palazzetti, da buon giocatore (fino al campionato di serie B/2) e da allenatore.
Sono comunque un grande appassionato di sport, visto e giocato, e di giochi, sia da tavolo sia di quelli che, una volta, chiamavamo videogames.
Il tennis è il mio attuale amore che pratico da dieci anni esatti. Anche qui qualche soddisfazione me la sono tolta, giungendo proprio nel 2020 a essere un giocatore FIT di Terza categoria (come mi dicono, “tanta roba per un autodidatta”).
Sui giochi da tavolo e di carte, al primo posto metto certamente Risiko. Adoro Briscola e Cirulla, tra i giochi di carte, oltre al Poker. Ma dopo aver fatto molti beta-test, devo ammettere che ARSCODE scalerà presto le classifiche di gradimento 😉

ARSCODE – il gioco dell’arte, Edizione Deluxe


ARSCODE – il gioco dell’arte
Autore: Diego Santamaria
Progettazione: Diego Santamaria
Art Direction: Elena Borneto
Supervisione: Livia Savorelli
Editore: Vanillaedizioni
Costo: 30 euro

Prenota ARSCODE qui: https://www.vanillaedizioni.com/crowdfunding/progetto/arscode-il-gioco-dellarte/

ARTISTI: Guido Airoldi, Giorgio Bormida, Matthias Brandes, Elisa Cella, Andrea Cereda, Andrea Chiesi, Antonella Cinelli, Davide Coltro, Vania Comoretti, Carolina Corno, Vanni Cuoghi, Carlo D’Orta, Max Farina, Marica Fasoli, Manuel Felisi, Jernej Forbici, Ilaria Gasparroni, Roberto Ghezzi, Fabio Giampietro, Claudia Giraudo, Federica Gonnelli, Fosco Grisendi, Carla Iacono, Julian T., Nataly Maier, Angelo Marinelli, Vincenzo Marsiglia, Mr. Savethewall, Barbara Nati, Nerosunero, Jasmine Pignatelli, Carlo Pizzichini, Melissa Provezza, Lorenzo Puglisi, Tobia Ravà, Lucrezia Roda, Elisa Rossi, Ersilia Sarrecchia, Tina Sgrò, Giorgio Tentolini, Samantha Torrisi, Marika Vicari.

Contenuto della confezione:

Il Libro che include il regolamento, la riproduzione fotografica delle 84 opere inserite nel gioco e la presentazione dei 42 artisti che le hanno realizzate.

144 carte suddivise in:
84 Carte Opera di 42 artisti
48 Carte Azione con eventi e personaggi
6 Magic Card + Promemoria Round
(le modalità di gioco ad ogni turno)
6 Carte dei Punteggi + Obiettivi Secondari

Monete e Punti Extra

Info: www.arscode.it

Ott30

IL SALOTTO DI BOCCA IN GALLERIA: presentazione del libro NATALY MAIER PERCORSI DI PITTURA 1990 2020

 

Visualizza questo post su Instagram

 

@vanillaedizioni @matteogalbiati74 presentazione libro NATALY MAIER PERCORSI DI PITTURA 1990 2020 @comune_milano #meier

Un post condiviso da Libreria Bocca dal 1775 (@libreriabocca1775) in data: 30 Ott 2020 alle ore 9:08 PDT

Presentazione del libro “NATALY MAIER. PERCORSI DI PITTURA 1990 2020”, Libreria Bocca, Milano.

Set17

Casa Jorn e la ceramica contemporanea: la residenza artistica di Salvatore Arancio

Con questo appuntamento MiramART riparte dall’incontro dello scorso anno, che aveva visto la Casa Museo Jorn di Albissola Marina in dialogo con l’Art House creata da Adrian Paci a Scutari.
Quest’anno con Casa Museo Jorn verrà approfondito il tema della ceramica nell’arte contemporanea, prendendo spunto dalla residenza artistica di Salvatore Arancio.

Ne parleranno Sabato 26 Settembre alle ore 17.30* al Grand Hotel Miramare di Santa Margherita Ligure, Luca Bochicchio, direttore di Casa Museo Jorn, l’artista Salvatore Arancio, Paola Nicolin direttore The Classroom, Milano e Laura Borghi, fondatrice Officine Saffi, Milano.

Durante l’incontro verrà presentato il volume Salvatore Arancio. Like a sort of Pompeii in Reverse, Vanillaedizioni 2020 – Collana MuDA BOOKS.

Al termine del talk, sarà presentata un’opera inedita, in edizione limitata, creata da Salvatore Arancio a favore del programma culturale di Casa Museo Jorn.

Salvatore Arancio, Like a Sort of Pompei in Reverse, 2020, photo-etching on paper, 50 x 38.5 cm. Ed. 20 + 5 APs. Each uniquely hand painted by the artist. Courtesy of the artist

L’incontro è promosso in collaborazione con Collective e Amici di Casa Jorn.

Info e r.s.v.p.: miramart@grandhotelmiramare.it
www.facebook.com/MiramARTcontemporanea
Per info sul multiplo di Salvatore Arancio: amicidicasajorn@gmail.com

*ATTENZIONE: A causa dell’emergenza Covid-19 e del contingentamento necessario, è necessaria la prenotazione altrimenti non è garantito l’ingresso.

Lug02

Marco Scotini

#acasatuttibene. Marco Scotini: abolire dal linguaggio internazionale l’attributo “smart”!

Marco Scotini da Milano

La tua nuova ritualità quotidiana…
Una sorta di teatro il cui copione è scritto da qualcun altro. Le interdizioni sono molte di più delle possibilità d’azione. Una sorta di decalogo a cui siamo costretti ad attenerci. Come non uscire, cosa indossare, cosa è severamente vietato fare, come rimanere totalmente disinformati, come essere travolti dal terrore, come fare della separazione il massimo valore sociale, come diffidare di qualunque altro, come gridare all’untore, all’emigrato, alla persona di colore… Potrei fermarmi qui. Se non che, in questo teatro, a volte si cerca brechtianamente di estraniarsi, di togliersi la maschera. E ci succede anche di pensare, di leggere qualche pagina memorabile, di scriverne qualcuna passabile, di guardare qualche bella immagine di un film che avremmo sempre voluto vedere.

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Non è cambiato solo il modo di lavorare ma la vita come tale. Se quella di prima non era vera, questa sappiamo che è totalmente contraffatta. Se c’è una parola che vorrei abolire dal linguaggio internazionale è l’attributo inglese “smart” per quanto mi appare criminale… la smart city è un carcere perfetto, lo smartphone ci rende stupidamente compulsivi e, dello smart working, è meglio non parlare. Quello che mi ha veramente provato in questa esperienza è stato, di fatto, come il dramma sanitario sia stato l’occasione di un profluvio di inarrestabili retoriche sul potere dell’intelligenza artificiale, sull’impossibilità di frenare, di concepire un limite. La macchina è perfetta e gli algoritmi non consentono errori…

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Sto facendo esperienza di cose a cui stavo pensando da un pò di tempo. Il viverle in negativo le rende urgenti, necessarie: l’interdipendenza tra le cose umane ed extra-umane, una natura ripensata radicalmente dentro di noi e non come un fuori, l’orrore della cultura patriarcale, il diritto universale a respirare – come proprio ora ha scritto qualcuno.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
La mia biblioteca! Purtroppo sono rimasto bloccato nella mia casa di Milano, mentre conservo la biblioteca nella casa di Cortona. Ogni biblioteca non è un cumulo ingente di libri ma uno spazio pieno di fantasmi, una ricchezza di presenze che ci sono e non ci sono. Vite infami, misteriose, condensate: cellule, microcosmi, unità indivisibili, opportunità mancate. Togliere libri da uno scaffale e metterli in un altro, può significare cambiare un ordine alla storia. Aggiungere un semplice libro in quello stesso scaffale magari comporta il fatto di stravolgerne il senso. Raccoglierne alcuni apparentemente eterogenei vuol dire creare un nuovo senso. Ogni libro ci rimanda a un tempo, a una figura, a uno spazio. Ad un passato, ad un presente, a un futuro. L’insieme cartaceo sta per un mondo di possibilità, di anacronismi, è il caos (umano, troppo umano) che ci piace abitare e dove non corri il rischio di ritrovarti solo.

Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
Difficile immaginarlo! Il sonno della ragione ha generato sempre mostri. E noi stiamo vivendo una delle pagine peggiori del capitolo neoliberista, autoritario, repressivo e neufeudale. Non so se finirà un giorno lo stato di eccezione… Addirittura: se non lo capovolgeremo sarà permanente.

Marco Scotini è un curatore italiano di base a Milano. È direttore artistico di FM Centro per l’Arte Contemporanea. Dal 2004 è direttore del dipartimento di Arti Visive e Studi Curatoriali di NABA (Milano e Roma) e dal 2014 è responsabile del programma espositivo del Parco d’Arte Vivente (PAV) di Torino. Ha curato il Padiglione Albanese alla Biennale di Venezia (2015), tre edizioni di Prague Biennale, Anren Biennale (2017) e la Seconda Yinchuan Biennale (2018).

Giu30

Marco Tonelli

#acasatuttibene. MARCO TONELLI: spazzare la retorica del pensiero vuoto e mercenario

Marco Tonelli da Spoleto (PG)

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Non so se si possa ancora parlare di un “noi” generalizzato e condiviso, come fosse un sistema o un organismo più o diversamente consapevole, ma di certo la soggettività occidentale ha risentito di questa ultima scossa, che è durata troppo poco per cambiare la struttura dello spazio e del tempo. Però ci ha dato la possibilità di viverli e immaginarli diversamente. Credo che questa possibilità, toccata con mano, ci abbia lasciato un segno, destinato a manifestarsi in futuro, come le crepe sui muri o le incrinature di un vetro. Abbiamo riscoperto, se mai ce ne fosse stato bisogno, la nostra fragilità, debolezza e paura.

Stiamo capendo che si può vivere con meno mobilità?
A livello privato questo è stato il benessere di cui abbiamo più goduto: rallentamento dei ritmi, sospensione temporanea del nomadismo, spesso nevrotico e incontrollato, durante le nostre relazioni sociali e/o professionali. La qualità di una persona non può essere data solo dal suo presenzialismo, dai suoi mezzi economici che lo facilitano nello spostamento, ma da ciò che uno ha da dire. Non insomma da quanto si vede o quanto parla, ma da cosa dice. Tornare ai contenuti del discorso, dell’opera d’arte, della scrittura sarebbe una salutare pandemia per spazzare la retorica del pensiero vuoto e mercenario.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
Avere ancora più consapevolezza della necessità di pensare e vivere in modo diverso, non adeguandosi a quel ritmo, quasi obbligato, in cui la contemporaneità iperconnessa, politically correct, trasparente, alla portata di tutti, ci impone per essere. Mentre in realtà, sfruttando questi pur nobili concetti, si portano avanti pensieri omologanti, di mercato, apparenza, moda, opportunismo del momento. Se vogliamo la conseguenza più immediata che poi riguarda il lungo termine è semplicemente comprendere ancor più a fondo che essere contemporanei qui e adesso non vale niente se non si è, prima ancora, consapevoli del passato e con una visione rivolta al futuro.

Marco Tonelli (Roma, 1971). Dopo Laurea, Specializzazione e Dottorato di Ricerca, la sua attività si è divisa tra incarichi istituzionali (Responsabile ufficio mostre Quadriennale di Roma, Assessore alla cultura del Comune di Mantova e attualmente Direttore artistico di Palazzo Collicola a Spoleto) e di docenza presso Accademie di Belle Arti. Ha curato progetti legati alla scultura presso Palazzo Ducale a Mantova o all’arte urbana per la Fondazione Museo di Montelupo Fiorentino, concentrando le sue ricerche su artisti come Pino Pascali, Leoncillo, Francis Bacon (dei quali ha scritto monografie e saggi) o su contemporanei come Fabrizio Plessi. Ultimi progetti realizzati: la mostra Paolo Canevari: Materia scura presso Palazzo Collicola e il libro La scultura di Alberti Burri: opera inversa (1978-1992) pubblicata dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri.
www.palazzocollicola.it

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