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Bianco-Valente da Napoli

Con quali oggetti e spazi del vostro quotidiano state interagendo di più?
Viviamo in un palazzo del Settecento nel centro storico di Napoli, le fondamenta dell’edificio lambiscono camere sepolcrali della città greca in cui riposano napoletani di duemilacinquecento anni fa. Si sono addormentati avendo negli occhi e nel cuore una città bellissima, chiassosa, asincrona, pervasa da grandi flussi di energia che ancora adesso giungono dalle caldere del Vesuvio e dei Campi Flegrei. A noi piace immaginarli da vivi, sazi di luce, come noi adesso. Si saranno ritrovati anche loro a riflettere su quale fosse il vero senso dell’esistenza, magari con lo sguardo perso nel cielo, oppure mentre sfregavano con le dita un muro di tufo giallo nel tentativo di lasciare un segno. Anche sulle loro mani saranno rimaste tracce di cenere vulcanica sfaldatasi dalla pietra.

Cosa vi manca? La vostra personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Per inerzia continuiamo ad immaginare un orizzonte temporale animato da consuetudini che, in questo momento, ci sono negate: abbracciare i familiari e gli amici, vivere nuovamente e senza disagio gli spazi pubblici, stringere le mani, viaggiare, tornare ad essere circondati dalle persone.
Quello che manca è la capacità mentale di riconnettere al presente questo orizzonte di tempo futuro che intravediamo, che apparentemente è a portata di mano, ma che continua a mantenersi distante, qualunque sia la direzione del passo che compiamo in questo tempo sospeso.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa state scoprendo o riscoprendo di voi?
Ciò che ci offre in questo momento la vita è il tempo, l’elemento che più sembrava mancare nella nostra vita precedente. Bisogna valorizzare questo bene prezioso, utilizzandolo per ritrovare ciò che ci lega agli altri individui. Lo si può fare riattivando innanzitutto il legame profondo con se stessi: riflessione, introspezione, ricalibrare la percezione del mondo, permettendosi una volta tanto il lusso di diventarne l’unità di misura. Adesso abbiamo il tempo, possiamo farlo.

Bianco-Valente (Giovanna Bianco, Latronico, 1962 e Pino Valente, Napoli, 1967) vivono a Napoli dove si sono incontrati nel 1993. Iniziano il loro progetto artistico indagando dal punto di vista scientifico e filosofico la dualità corpo-mente, l’evoluzione dei modelli di interazione tra le forme di vita, la percezione, la trasmissione delle esperienze mediante il racconto e la scrittura. A questi studi è seguita un’evoluzione progettuale che mira a rendere visibili i nessi interpersonali. Esempi sono le installazioni che hanno interessato vari edifici storici e altri progetti incentrati sulla relazione fra persone, eventi e luoghi. Dal 2008 curano con Pasquale Campanella il progetto di arte pubblica A Cielo Aperto, sviluppato a Latronico, in Basilicata, perseguendo l’idea di lavorare alla costruzione di un museo diffuso all’aperto, in cui diverse opere permanenti dialogano con l’ambiente montano, e di intervenire nello spazio urbano con progettualità condivise e partecipate.
www.bianco-valente.com