• 0 Items -  0.00
    • Nessun prodotto nel carrello.

Blog

Camilla-Boemio-studio-759×500
Camilla Boemio da Roma

La tua nuova ritualità quotidiana…
Nella natura ho ritrovato l’equilibrio, la forza e la capacità di applicare un’estetica ecologica che vada completamente ad interagire con la dimensione “del sublime naturale”. Trovo sia talmente dirompente ed ovvio nello stesso tempo il concetto esternato da David Hockney in un’intervista di un mese fa “ricorda che non possono cancellare la primavera” (1). Così è stato per me, un riprendersi il contatto viscerale con gli elementi naturali.
La mia giornata inizia nelle prime ore del mattino, si sviluppa nel lavoro attento all’orto, alla cura dei fiori e delle piante nel parco della proprietà. Una parte della giornata la dedico ai progetti d’arte che sto integrando, e sviluppando.

Con quali oggetti e spazi del suo quotidiano sta interagendo di più?
L’avere deciso di trasferirmi dalla città alla campagna mi permette di fruire del dono più importante che potevo ricevere, avere a disposizione un orto, un giardino ed un bosco. Ogni giorno mi confronto con la natura, nel periodo più bello dell’anno: la primavera (ormai inizio estate). Quando sono in casa lo studio è la stanza nella quale trascorro più tempo. I libri sono in assoluto gli oggetti con i quali sto interagendo di più, ai quali si aggiungono i dvd dei film e di video arte.

Musei e gallerie hanno reagito al momento con la digitalizzazione e la virtualità. Quali sono le tue “strategie” per instaurare nuove relazioni?
Indubbiamente è stato un momento particolarmente importante per i musei italiani per iniziare un utilizzo mirato del digitale. Ci sono vari casi virtuosi tra i quali: il Museo Egizio di Torino, la GAMeC con la piattaforma per il live streaming Radio GAMeC oltre a Palazzo Corsini e la Galleria Corsini, a Roma, che utilizzano il digitale da molto tempo con una consapevole maestria.
Se si pensa che la Tate Modern ha pubblicato la strategia sul digitale nel 2013, e i suoi obiettivi sono stati fissati per il 2015; non è rincuorante il “caso italiano del musei”.
La giusta mentalità che un’istituzione dovrebbe avere, in modo da distribuire i suoi sforzi digitali, prevede l’accessibilità, l’interpretazione, la comunicazione delle collezioni e la ricerca.
Oltre a fornire contenuti validi ai pubblici esistenti e a quelli nuovi, dovrebbe creare e coltivare una comunità coinvolta nell’arte.
Le mia strategia si va a incanalare nei contatti precedentemente sviluppati. Abbiamo appena concluso un progetto con l’Arts Council England e, attraverso i contatti sviluppati, stiamo cercando di intensificare le progettualità dei prossimi mesi.

Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più.
Se vogliamo imparare dal collasso scaturito dalla pandemia, e dalle concause annesse, si dovrebbero riscrivere le “regole” dell’arte contemporanea partendo dal desiderio di sostenere una graduale affermazione del sistema verso un’intensificazione del senso di etica, solidarietà, collaborazione a sostegno di progetti artistici corali e di ricerca. Forse una nuova era sarà possibile, dipende anche da noi.

Sono nati nuovi luoghi e spazi alternativi di coesione intorno a te? (pensiamo alle corti dei palazzi, ai terrazzi ecc…).
Offrire dei punti di vista poliedrici, delle direttrici che possano connettersi con altre realtà, che creino delle ibridazioni. In questo momento più che portare degli esempi potenziali, mi permetto di elencare negli articoli, che sto scrivendo, quei progetti che partono “dal basso” che si estendono nei luoghi pubblici delle città attirando l’attenzione e scuotendo gli animi.
In qualche modo sento che questa formula appartenga a una esperienza sperimentale, composta da più voci, da più collaborazioni nelle quali ha preso forma un’azione in un momento portante per la discussione sul clima e la responsabilità civile, ma anche la capacità dell’arte di re-attivare il tessuto sociale non aspettando scatti quel sostegno da parte delle istituzioni pubbliche così auspicato in Italia.
Ho curato, con AAC Platform, tre mostre pop-up del progetto Purple Window Gallery, con il fotografo David Stewart e gli artisti Maria Elisa D’Andrea e Sean Gall. Questo progetto corale nasce a Chicago per diffondersi in altre comunità di artisti: dall’Australia all’Inghilterra, a Roma.
Ho seguito in modo attento anche altri progetti d’arte che hanno attivato un senso reale di comunità; in particolare modo Artists in Quarantine nato dall’interazione della confederazione internazionale di musei: il Reina Sofía di Madrid, il Van Abbemuseum di Eindhoven, SALT online, i Musei di arte moderna di Varsavia e Anversa, MACBA Museu d’Art Contemporani de Barcelona, M HKA con L’Internazionale; la cui collaborazione si basa sul dialogo e la condivisione di visioni e ricerche.
In questi due progetti etici i balconi e le finestre sono diventate un’appendice del pensiero, un modo per contrastare la solitudine, l’ansia e per accaparrarsi di concetti di solidarietà, influenzare esperimenti di integrazione urbana nei quali spingersi oltre il solito modo nel quale proporre arte.

(1) Tratto dall’articolo del The New York Times “Artists Are Hunkered Down, but Still Nurturing Their Inner Visions” scritto da By Ted Loos, publicato il 21 aprile, 2020.

 

Camilla Boemio è una scrittrice d’arte, curatrice di ricerca e teorica la cui pratica indaga l’estetica contemporanea. Osserva il ruolo svolto dall’attivismo politico, e dalle forme di socializzazione influenzate dai media e dall’immagine in movimento; è associata all’AICA (International Art Critics). I recenti progetti curatoriali includono la mostra Jérôme Chazeix: The coat of hipness (materiali velati) realizzata nel calendario di Altaroma2020, da Label201 a Roma (2020); il progetto sviluppato con l’Arts Council England con l’artista Marina Moreno (2019-2020), la mostra di Marc Trujillo: Fast da AOCF58 – Galleria Bruno Lisi, a Roma (2020) e con AAC Platform ha curato delle mostre pop-up per il progetto Purple Window Gallery (Chicago).
Un suo saggio si trova nella pubblicazione ROAR edita dalla Cambridge School of Art, che esplora come le strategie artistiche ed estetiche affrontino i concetti di sostenibilità; e il suo recente volume
As Brilliant As the Sun pubblicato da Vanillaedizioni ricostruisce un viaggio nelle pratiche artistiche della California ed intorno la città di Roma creando un legame tra due luoghi d’arte accomunati da analogie e contraddizioni. http://www.camillaboemio.com/associazione.html