Edoardo Cialfi
(1993, Marsciano – PG)
Diploma di primo livello in Pittura e arti visive presso LABA di Firenze.
Biennio specialistico in Pittura-Atelier Direction Mediazione Culturale dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Verona.
Il suo percorso inizia come writer nel 2008, anno nel quale ha iniziato ad usare il medium dell’aerosol. È però in ambito accademico che ha deciso di spostare la sua ricerca da superfici murali a superfici più tradizionali, come tela, tavola o cartone.
Inizia a dedicarsi alla reinterpretazione di linguaggi pittorici archetipici, precisamente al genere del paesaggio, mantenendo però ben saldo il contatto con le sue origini, realizzando le sue opere ad aerosol.
Il suo reinterpretare la pittura di paesaggio non è semplicemente un’operazione estetica. Ci sono due ambiti, nebbie e tempeste, con i quali indaga due diversi concetti.
Le nebbie sono il mezzo con il quale tenta di rappresentare l’isolamento, l’insicurezza e il conseguente spaesamento che caratterizza l’umano contemporaneo.
Le tempeste sono invece il mezzo con il quale analizza il concetto di natura come minaccia, ente autonomo, imparziale, in grado di essere avverso all’esistere umano.
La minaccia viene da lui formalizzata non nello scatenarsi dell’evento, ma negli attimi che lo precedono, laddove l’avvenimento è ancora distante, ma inesorabile si dirige verso l’osservatore. È in questi momenti di sospensione, in cui si ha la percezione del pericolo, ma non si è ancora data la catastrofe, che si verifica il senso di minaccia.
Altro motivo per il quale ha scelto di reinterpretare la pittura di paesaggio è il suo essere parte imprescindibile dell’immaginario collettivo, quindi struttura fondamentale dell’identità.
Hanno scritto di lui: Eugenia Vanni, Giorgio Bonomi, Davide Silvioli, Lorenzo Fiorucci, Chiara Canali, Matteo Galbiati.