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Pierluigi Lanzillotta
Pierluigi Lanzillotta da Modena

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Il mio modo di lavorare è cambiato poco in realtà, semplicemente avendo più tempo riesco ad oscillare maggiormente tra le due/tre tecniche che prediligo, alla ricerca della perfetta commistione tra loro che forse, chi sa, un giorno arriverà.
Sono contento di avere più tempo e ringrazio per questa pausa da una situazione che a livello mondiale già da anni era per me insostenibile, ma ovviamente non posso che rattristarmi nel vedere ancora sofferenza aggiungersi a sofferenza, moltiplicandosi poi in maniera esponenziale su tutti i media come lo stesso virus che quindi non infetta solo i polmoni di chi è geneticamente più debole, ma anche e soprattutto le menti di coloro che non hanno filtri contro la potenza depressiva e privativa della stragrande maggioranza dei canali mediatici. (vedi Brocelandia, serie di opere di alcuni anni fa).

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Sono moltissime le cose che mancano, ma oltre agli abbracci, alla bicicletta, suonare la batteria e a tutti i progetti, la cosa che mi manca maggiormente è il fatto di non aver potuto dare un ultimo saluto a mio nonno che, malato da vari mesi, si trovava sfortunatamente in una casa di riposo, per cui quando hanno ordinato la chiusura delle CRA non ho potuto fare altro che aspettare, e dopo tre settimane senza potersi vedere ci ha lasciato, come tanti altri è morto in solitudine totale. E in tutto ciò si è coscienti del fatto che c’è chi ha passato e sta passando di peggio.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Avendo più flessibilità nella gestione della giornata, posso praticare yoga più spesso e questo porta con sé vari benefici, sia mentali sia fisici, inoltre mi permette di concentrarmi meglio durante le ore di pittura/disegno alleggerendo un poco il peso di questa quotidianità sospesa, garantendo una migliore focalizzazione sui miei obiettivi e sulle mie tecniche, nella costante ricerca di evoluzione artistica e umana.
Spero solo di non esagerare con la meditazione perché crea dipendenza e non l’ho mai praticata con così tanta assiduità come in questi mesi, e più passa il tempo più mi rendo conto che consente un vero distaccamento dalla materia, cosa che potrebbe aumentare il divario fra me e coloro che non sentono così forte il cambiamento che è in atto già da anni su multipli piani dell’esistenza.
Si ritrovano alcuni equilibri, soprattutto per quanto riguarda la lettura che prima aveva una finestra di tempo più limitata nella mia settimana tipo e posso finalmente finire quella biografia di Frank Lloyd Wright che mi attendeva da tempo, con la speranza che sempre più persone tra i potenti della Terra seguano alcune sue linee guida (credo che uno dei motivi per cui ci troviamo in questo pantano di virus e media fuori controllo sia anche per via di scelte passate che hanno appositamente evitato i suoi studi negli anni cruciali di sviluppo della “macchina”).
Sicuramente si sta acuendo in me una sensazione che già da parecchi anni mi pervade, ovvero la coscienza derivante dal sentimento di appartenenza ad una entità biopsichica più grande e manifesta: la Terra nel suo insieme di biodiversità come un unico essere.
A volte poi mi pare di riscoprirmi più vecchio di quanto mi sentissi prima, ma non lo considero con accezione negativa, forse il termine più consono sarebbe più “saggio”, almeno spero, non sta a me giudicare.

Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più.
Quando tutto questo finirà andrò in stazione in bici, la caricherò su un treno e andrò a fare un giro vicino ad un lago o un fiume e non fumerò più la sigaretta delle 18.30, questa in realtà l’ho già eliminata da un mese circa.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
Le conseguenze immediate si sono manifestate sotto forma di privazione, sociale, aggregativa ed economica. Privato della possibilità di esprimermi tramite le esposizioni subito cancellate, tramite i concerti anch’essi annullati con la conseguente solitudine che ne deriva e quindi anche le retribuzioni mancate, poi siccome alla mattina lavoro a scuola come educatore di ragazzi disabili è venuta a mancare quella quotidianità duramente costruita negli anni e fatta di condivisione totale, abbracci, disegni, sorrisi, spostamenti in bicicletta con la musica nelle orecchie, chiacchiere, aria aperta, amici, colleghi, senza apocalittiche ombre mentali.


Pierluigi Lanzillotta
nasce  a Modena nel 1982 e nel 2003 consegue il diploma presso l’Università del Progetto di Reggio Emilia. “La produzione artistica di Lanzillotta si caratterizza per una certa trasversalità linguistica. […] c’è un quid che si manifesta in modo ripetitivo: pare che le sue opere suggeriscano percorsi per identificare il materiale deposto nell’inconscio e farle divenire patrimonio collettivo.” (Fulvio Chimento, 2019). Si ricordano la Biennale d’Europa e del Mediterraneo (Bari, 2008),  Jeune Création Européenne (Parigi, 2009), finalista al Premio Zingarelli (Siena, 2012, a cura di Simona Gavioli), C9 Land (Rubiera, 2016, a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei) e Meditation Surface Tetrahedron (Castelnuovo R., 2020, installazione ambientale permanente in  collaborazione con REFIN Ceramiche e Comune di Castelnuovo).
www.pierlanzillotta.com