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Marika Vicari da Creazzo (VI)

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Lavoro costantemente alla creazione dei miei disegni ed alle mie ricerche relative ai miei studi ma in questo momento ho rivisto tempi e spazi che ho la fortuna di condividere con due interessanti artisti, mio marito anch’egli pittore e nostro figlio di cinque anni che spazia tra musica e pittura. La coesistenza mentale più che fisica di un unico spazio (casa+uno dei due studi) amplifica un percorso (direi piuttosto abbozzato nella sua struttura ma colorato e multiforme) fatto di rotoli di fogli, tele, matite, pennelli, colori… Chi mi conosce sa quanto questo si discosti dal mio personale modo di lavorare in solitaria ed maniera analitica ma è dopotutto divertente e rigenerante. Sembra di essere tornati in residenza in qualche città europea (nei mesi scorsi vivevamo così Parigi) ma in realtà oggi, persi in un tempo indefinito o a guardare con più distanza, ripenso ai tempi dell’Accademia a Venezia, tra spazi condivisi in atelier, tempi, dialoghi sospesi sull’arte, i sogni e sulla vita… Quello che poi è diventato realtà.

Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
Senz’altro con il mio studio e la nostra casa. In attesa della riprogrammazione delle mostre (una di queste pronta, dopo otto mesi di lavoro, doveva inaugurare a marzo alla Galleria Punto sull’Arte), degli eventi e residenze in Europa, sto facendo un po’ di ricerca tra materiali diversi e realizzando una nuova serie di disegni su carta. Al contempo, ho ripreso in mano alcuni progetti personali artistici e curatoriali (tra cui la programmazione della 18. edizione del Festival ART STAYS, un grande evento che slitterà in autunno a causa del Covid-19), perciò ho spesso a che fare con la ricerca di libri e saggi. Interagisco più del solito anche con le nuove tecnologie, mondo intricato ed affascinante che mi permette di affacciarmi a strumentazioni diverse, alle realtà virtuali, collegarmi agli amici, artisti e curatori sparsi per il mondo o più semplicemente per far lezione con i miei studenti.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
La consapevolezza del tempo (o di non averne affatto) si fa strumento e medium per liberare la mente ed aprirla alla registrazione del silenzio, del cambiamento che investe la morfologia, la struttura e geografia di nuovi spazi. Sto riassaporando il valore della distanza, dalla confusione, dalle persone, dal vuoto stesso che spesso ritrovo solo a tarda sera o di notte, quando finalmente davanti alla pagina di un libro, un foglio bianco mi fermo, lasciando  alle spalle una lunga giornata. Nel silenzio, nel vuoto apparente, respiro dando voce alle cose, raccolgo i miei pensieri, e mi avvio ad un nuovo progetto, tracciando sul foglio nuove forme.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Mi manca soprattutto viaggiare, mettermi lo zaino in spalla ed uscire per poter liberamente o semplicemente camminare, riempirmi gli occhi di forme, luci, colori, percezioni: contrappunti di immagini e pensieri. Per ora ho sostituito la natura con il nostro giardino, le piantine germogliate dai semi che abbiamo piantato con mio figlio in balcone, o con la grande raccolta di libri che abbiamo in studio ma mi manca guardare, essere fuori dalla finestra, l’essere un “sistema” relazionato al mondo…

Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
Il mondo ripartirà ma non sarà cosa semplice. Dovremmo far memoria di tutto questo che ora vorremmo allontanare il più velocemente possibile, perché questa operazione sottrattiva, cui ci ha costretti e condotti il Covid-19 per tutti questi infiniti mesi, catalizzi, e lo dico proprio con tutta l’urgenza ed allarmismo del caso, la nostra stessa attenzione sulle fragilità del futuro. Mi preoccupa il fatto che dovremo scoprirci tutti capaci di guardare in faccia le priorità delle cose, in primis delle nostre vite e di far ricorso a nuove strutture, forme, modalità relazionali. Non so dire se siamo davvero pronti a questo grande cambiamento, ma dovremo senz’altro stringere i denti, rivedere i nostri stessi progetti per costruire il nostro futuro…

Marika Vicari (Vicenza, 1979) diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia e laureata in Progettazione e Produzione delle Arti Visive disegna e dipinge, in piccolo e grande formato con grafite su carta e legno, alberi, boschi, paesaggi, il cammino ed il silenzio offrendo al pubblico un incontro personale ed esclusivo con la natura. Attraverso l’albero, guarda alle dinamiche della terra, del mondo registrandone le trasformazioni umane. Vive e lavora a Creazzo (VI). Dal 2005 è anche curatrice indipendente e Direttore Creativo di ART STAYS, Festival di Arti Contemporanee a Ptuj. Ha all’attivo numerose mostre personali e collettive in Europa, Stati Uniti, Messico, Brasile, Canada e Cina.  Tra gli ultimi progetti realizzati e che sarà a breve presentato, la mostra Naturae da PUNTO SULL’ARTE di Varese, galleria di riferimento dell’artista. Collabora inoltre con Romberg Arte Contemporanea, Sist’art gallery e Galleria L’Occhio.