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Francesca Romana Pinzari
Francesca Romana Pinzari da Roma

La tua nuova ritualità quotidiana.
Per lavoro, per diletto e per una mia forma di inquietudine ero spesso fuori casa, in transito, in viaggio, in uno stato di perenne nomadismo apolide.
Dover organizzarmi psicologicamente per rimanere ferma a casa non è stato facile ma ho cercato subito di trovare il lato positivo della mia situazione, mi trovavo in campagna quando è cominciato il lock down e qui posso fare lunghe passeggiate in giardino, osservo le numerose specie di volatili che fanno colazione sul mio prato, raccolgo materiale per qualche lavoro, ogni tanto cucino per me stessa piatti che di solito preparavo solo quando avevo ospiti, riordino casa e con essa i miei pensieri e affronto i miei mostri che vengono a farmi visita tutte le notti da quando non cerco più di seminarli spostandomi costantemente da un luogo all’altro.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Le prime due settimane ricevevo talmente tante video chiamate, messaggi e chat che la mia vita sociale sembrava addirittura raddoppiata nonostante il totale isolamento.
La verità è che, come tutti, inizialmente mi sono aggrappata ad una forma virtuale di placebo, in una sorta di euforia isterica e collettiva dettata dai social network, ma è durato poco, e ora sono più a mio agio con il silenzio che mi circonda e sono entrata in una dimensione più meditativa e selettiva, sento solo chi davvero ho voglia di sentire nella mia quotidianità.
Ho nuove priorità, nuove routine e faccio nuove scoperte giorno dopo giorno, siamo quasi alla fine della fase uno (si spera) e, durante quasi due mesi di isolamento, sono passata attraverso tutti gli stadi emotivi possibili dettati spesso dall’ansia di un futuro incerto all’ombra della crisi economica che questa pandemia ha gettato, soprattutto, sulle categorie come la nostra.
Ora sono alla ricerca di un equilibrio ed ho imparato, adesso più che mai, l’importanza del vivere nel presente, cerco di non crucciarmi per il lavoro che ho perso, per la limitazione di libertà, per la lontananza dei miei cari e provo a godere dei privilegi che mi sono concessi qui e ora come una bella giornata di sole in giardino, pranzare all’aria aperta e ascoltare il mio cuore.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Essere completamente sola ed isolata a volte è dura e mi manca interagire fisicamente con le persone, una stretta di mano, una pacca sulla spalla, un abbraccio, un bacio, sono tutti piccoli gesti di cui sottovalutavo l’importanza. La tecnologia ci aiuta moltissimo per fortuna e riuscire a guardarsi negli occhi e a sorridersi, attraverso una video chiamata, accorcia di molto le distanze in questo periodo pur non potendosi sostituire all’esperienza reale.
Sarà bellissimo ritrovare i nostri affetti dopo questa lunga privazione.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
Con Francesco Paolo del Re e Sabino de Nichilo abbiamo inaugurato da poco la mia personale Casa Spina presso il loro spazio Casa Vuota, con rituale bagno di folla e numerosi appuntamenti nei giorni a seguire, una cosa così apparentemente normale che non sarà più possibile in futuro.
Il lock down ci è caduto tra capo e collo, dovendo annullare tutte le future visite e sospendendo la mostra a tempo indeterminato. Per fortuna la mia mostra riaprirà i battenti non appena sarà possibile ma dovremo limitare gli appuntamenti a numeri limitati di persone.
Oltre al problema della visibilità e fruibilità delle opere d’arte, se non in forma virtuale, dovremo capire come si riorganizzerà tutto il mercato dell’arte.

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Il mio modo di lavorare non è cambiato di molto, passo sovente da periodi di iperproduzione ad altri più silenti.
I miei lavori sono tutti sentiti, nessuno nasce se non è strettamente necessario e, quando questo stato di emergenza ci ha travolto, ho avuto una fase di spaesamento e di immobilismo. Non volevo realizzare lavori inutili o futili esercizi di stile sull’unico argomento sulla bocca di tutti, i siti e i social erano già pieni di immagini di opere più o meno artistiche e più o meno valide dettate dall’ondata del momento, ho passato quindi molte settimane in ascolto prima che il lavoro tornasse a trovarmi.
Ho realizzato degli autoscatti con il solo aiuto del cellulare e dei bozzetti di sculture con i materiali raccolti in giardino. Non potendo raggiungere il mio studio L29 in centro a Roma, dove ho la maggior parte degli strumenti con cui lavorare, improvviso con quello che ho a disposizione.

Francesca Romana Pinzari nata a Perth (Australia) nel 1976. Vive e lavora a Roma.
Lavora con video, installazione, performance, scultura e pittura. Ha un approccio al lavoro di stampo performativo, la sua ricerca parte dal corpo per parlare d’identità fisica, culturale, politica e religiosa.
Prende come punto di partenza se stessa e le proprie esperienze, i suoi lavori sono intimi ritratti che raccontano concetti universalmente noti nei quali gli spettatori possono immedesimarsi. Nelle sue installazioni, fatte di crini di cavallo e di suoi stessi capelli intrecciati, il rapporto con il corpo e l’organico diventa immediato.
Utilizza spesso i capelli delle persone che decidono di fare parte dei suoi lavori in modo che l’opera d’arte sia un’estensione corporea del soggetto stesso. Il suo ultimo ciclo di lavori verte sui concetti di natura e alchimia; rami spinosi e cristalli opalescenti si fondono per dare forma a installazioni scultoree che mostrandosi agli occhi dello spettatore, come preziosi ex voto, celano misteriosi rituali alchemici. Dona alle spine di piante infestanti e ad oggetti di uso comune una preziosità mistica.
Dal 1999 espone i suoi lavori in Italia e all’estero, tra le principali mostre si citano: nel 2017 SuperNatural da Gilda Contemporary Art, Milano, nel 2016 Transition of Energy nei Musei di Kajaani, Kokkola e Kotka in Finlandia e alla Kunsthalle di Bratislava, nel 2015 Performance Night al Museo Galeria Miejska BWA Bydgoszcz, Polonia, all’Hubei Region Art Festival in Cina, nel 2013 nella mostra Nonostante tutto, Galleria Oltredimore Galleria + di Bologna, nel 2012 Catarifrangenze a cura di Achille Bonito Oliva e Luiss Master of Art alla Pelanda, MACRO Testaccio Roma, al Bethanien Museum di Berlino con una project room di 24h durante la mostra Arty Party, alla mostra itinerante Sing Sweet Songs of Conviction che ha fatto tappa a Berlino, Roma, Londra, New York e Città del Messico, nel 2011 allo Short Video Show rassegna di video arte Italiana a Kathmandù in Nepal, nel 2010 alla mostra Expectations all’Invisible Dog gallery New York, alla session di performance internazionali alla Yes Foundation in Olanda, all’ADD Festival di video arte della Provincia di Roma. Ha vinto numerosi premi tra cui: lo Special Prize Riccardo Costantini Gallery ad Arteam Cup 2016, nel 2011 il premio Giovani Talenti del comune di Roma e una residenza alla SVA di New York, nel 2010 è finalista al Premio Celeste e selezionata per la Mostra Expectations a New York.
La sua galleria di riferimento è Gilda Contemporary Art, Milano. www.francescaromanapinzari.com