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Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà da Milano

Cosa vi manca? La vostra personale esperienza dell'”assenza” e della “mancanza”.
La nostra casa studio è sempre un luogo di incontro, qui è nato UnDo.Net e sono state fatte mille riunioni o festeggiamenti per i più svariati progetti. Da fine febbraio a oggi sono entrate solo voci; le persone che fumano vicino alla finestra, le risate un po’ sguaiate, i brindisi e gli sguardi truci, no.
Sono secoli che dobbiamo imbiancare, c’è ancora sul muro uno scarabocchio che è rimasto da quando Francesca Alessandrini ha infilato una matita a tenere fermi i capelli in una coda, ma non ci stavamo tutti intorno al tavolo ed eravamo appoggiati un po’ ovunque. Lei si era agitata parecchio discutendo e nel frattempo la matita aveva scritto da sola sul muro. Anche Francesca ora non c’è più…

Sono nati nuovi luoghi e spazi alternativi di coesione intorno a voi? (pensiamo alle corti dei palazzi, ai terrazzi ecc…)
Viviamo in un quartiere speciale: la Chinatown milanese. I nostri amici dei ristoranti di fronte hanno chiuso per primi e poi hanno distribuito (gratis) centinaia di mascherine che si sono fatti spedire. Andavano a darle alle persone in fila davanti ai supermercati. I ragazzi della Brigata Franca Rame hanno preso posto nel casello all’angolo di Porta Volta e hanno suonato e cantato per tutti il 25 aprile, e poi hanno tenuto sempre pieno il carrello con le cose da lasciare o da prendere (pasta, barattoli, biscotti, sapone), un’iniziativa solidale a disposizione di chiunque avesse bisogno: sia di essere generoso che di essere aiutato. Sentirsi utili fa bene!
La nostra è una tipica casa di ringhiera lombarda, ben tenuta ma ancora con i ballatoi che corrono davanti all’entrata degli appartamenti, una specie di lungo balcone in comune su ogni piano, quindi non c’è molta privacy anche volendo. Nei primi due livelli abita gente molto varia, quelli al terzo sono tutti scappati in montagna e al mare. Così chi è rimasto ha fatto massa, facendo la guardia ai vecchietti. Per esempio appendendo dappertutto cartelli scritti a pennarello “Valeria non uscire!”, i bimbi del secondo piano si sono messi a giocare con l’acqua e a raccontare storie ad Augusta che li ascoltava dal primo, libri da scambiare stavano in fila sotto la casella della posta, c’era chi faceva da mangiare anche per gli altri, prestiti e regali passavano da un livello all’altro via ascensore e il povero Bullo ululava ogni volta che si sentiva passare un’ambulanza (nel silenzio notte e giorno, insieme ai canti dei merli…).

Come immaginate il mondo, quando tutto ripartirà?
Per rispondere a questa domanda ci piace citare Mark Fisher: “La produzione di nuova cultura richiede un utilizzo del tempo nei confronti del quale il capitalismo comunicativo manifesta profonda ostilità. La maggior parte dell’energia sociale è risucchiata nel vortice del lavoro tardocapitalista e nella sua grandiosa simulazione di produttività […] Se esisterà un futuro, dipenderà dalla nostra capacità di riconquistare quegli utilizzi del tempo che il neoliberismo ha cercato di escludere e farci dimenticare”. M. Fisher, Il nostro desiderio è senza nome. Scritti politici, Minimum Fax, 2020

Ad oggi quali sono state per voi le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul vostro lavoro e quali pensate possano essere le conseguenze a lungo termine?
Per tutto l’inverno abbiamo fatto riunioni per organizzare Walk-In Studio, il festival delle mostre negli studi e spazi d’artista. Questo progetto nasce per creare un circuito di scambio e incontro, per favorire l'”avvicinamento sociale”! Doveva essere in giugno e, invece, è slittato in ottobre.
A fine gennaio è uscito il nostro libro Profiles – Ritratti di cose e di persone da un’isola in mezzo all’Atlantico (edito da Meltemi). Si tratta della parte di un progetto più ampio iniziato nel 2018, stavamo organizzando le presentazioni quando tutto è vacillato e ancora oggi non è chiaro quando e se riusciremo a concretizzare le ipotesi che erano state fatte.
Poi abbiamo dovuto annullare anche diversi studio visit… E molte cose non succederanno più; le conseguenze saranno, come sempre, frutto del Caso.
Però durante la quarantena abbiamo realizzato molti nuovi lavori per i quali la situazione è stata un forte stimolo o un punto di partenza.
Poi, è stato interessante partecipare ad alcuni dei progetti digitali che si sono sviluppati durante il lockdown e credo che anche la reazione degli artisti e dei lavoratori della cultura (sia attraverso l’impegno del Forum dell’arte contemporanea che del movimento AWI) prospettino nuove opportunità per gli artisti italiani, anche se a breve termine sarà durissima. La ferocia e gli abusi non sono entrati nel “tempo sospeso” tanto citato dai giornalisti, ci sono artisti che sono morti in galera facendo lo sciopero della fame senza essere ascoltati, c’è chi ha picchiato con il calcio del fucile la ragazzina bella come un manga, chi ha abbattuto il teatro simbolo della cultura contro la mafia albanese, la polmonite in Africa, la promiscuità dei poveri in India e chi è morto a Milano, in mezzo ai suoi sacchetti, perché tanto anche il dormitorio era infetto…
La visione liberista di ripresa non sarà certo più attenta ai problemi ecologici o ai diritti della scuola pubblica. All’inizio pensavamo che questo disastro potesse essere l’occasione di imparare qualcosa, ora che potrebbe invece diventare la scusa per fare anche peggio. Però di certo ha fatto capire a tutti che “non sono sempre gli altri a morire”.

Premiata Ditta (Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà). Attiva dal 1984, con base a Milano, Premiata Ditta ha interrogato le questioni dell’autorialità e dell’economia sviluppando progetti artistici di tipo partecipativo e interattivo. Nel 1995 ha dato vita al network UnDo.Net ancora oggi accessibile come archivio online. Dal 2015 l’azione di Stuart Tovini e Chiarandà si sviluppa attraverso la produzione di nuove opere, installazioni e lecture, inoltre, negli ultimi anni Premiata Ditta ha organizzato Studi Festival (e attualmente Walk-In Studio), un’iniziativa d’arte pubblica che coinvolge e coordina decine di autori. Premiata Ditta è stata inclusa in importanti premi e rassegne italiani oltre a numerose pubblicazioni e mostre internazionali.
Sono tra i partecipanti del Forum dell’Arte Contemporanea e tra i fondatori di Walk-in Studio, festival degli studi d’artista che si tiene a Milano.
Il loro ultimo progetto,
Profiles, si è svolto in collaborazione con gli abitanti dell’isola di Graciosa (Azzorre) tra il 2018 e 2020, ne è parte l’omonimo libro pubblicato dall’editore Meltemi.